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Avrò cura di te ♥, Long fic // SasuxSaku // Completa: no.

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ventus¸
» Posted on 9/9/2011, 00:03




★ Avrò cura di te ~ 001. Tramonti

Era passato molto tempo dall'ultima volta che avevo sentito quella sensazione, ormai a me così familiare, di forbici invisibili intente a lacerarmi il respiro al solo pensiero di quegli occhi cupi e impenetrabili. Le loro lame, con il passare dei mesi, si sono arrotondate e ora assomigliano sempre più a piccoli aghi che ogni tanto pungono, così, senza preavviso, ma che restano nella loro custodia instabile per la maggior parte del tempo.

Ero certa che la sofferenza e il senso d'abbandono mi avrebbero camminato affianco per il resto dei miei giorni, ma fu proprio quando ormai ogni più piccolo e debole barlume di speranza stava per spegnersi che nella mia vita si fece prepotentemente strada un allegro raggio di sole, talmente motivato e deciso a riportarmi alla vita da riuscire a squarciare le tenebre soffocanti che mi avvolgevano. Il raggio di sole che ora mi camminava accanto stringendomi con decisione la mano.
Senza i suoi occhi azzurri carichi di aspettative e i suoi sorrisi sinceri sarei sprofondata in un baratro senza fine, dal quale non sarei più riemersa.

- Sakura, mi stai ascoltando? -

Parole che ancora una volta mi distolsero dai miei ricordi, riportandomi alla realtà: era una splendida giornata di sole, calda e limpida, e a Konoha regnava indisturbata la pace tipica della domenica. Camminavamo l'uno accanto all'altra tenendoci per mano e attraverso quel semplice contatto lui era in grado di trasmettermi tutta la sicurezza che da due anni a questa parte mi mancava. Mi voltai nella sua direzione e un sorriso si delineò subito sulle mie labbra: mi era sufficiente osservare la moltitudine di emozioni che si dipingevano in serie sul suo volto per tornare a sorridere insieme a lui.

- Scusami Naruto, ero sovrappensiero - mi giustificai con una smorfia colpevole.

La mia risposta non sembrò convincerlo a fondo. Continuò a studiare il mio viso, alla ricerca di quella malinconia che anche lui, proprio come me, aveva imparato a conoscere.

- Mmm, a me sembri un po' giù. Ma non ti preoccupare, ci penso io!Seguimi! -

Come sempre, mi ero ritrovata a corrergli dietro, vincolata dalle nostre mani strette forte l'una all'altra. Sapeva sempre cos'era meglio per me, sapeva come rendermi felice. Sapeva che adoravo il suo carattere così solare, deciso eppure imprevedibile. E come ogni volta l'avrei seguito verso l'ignoto, perchè se ero insieme a lui niente poteva farmi paura.

Ora che la mia vita sembrava la favola di una principessa salvata dal suo principe, mi ero abituata a dettagli altrettanto fiabeschi, come il meraviglioso tramonto che si stagliava all'orizzonte.
Si rifletteva armonioso nei nostri occhi incantati, dipingendoli degli stessi colori del cielo, come fossero l'opera di un unico pittore.

E lo guardavo fissare il sole rosso in lontananza, immaginando i pensieri che gli passavano per la mente. Ero certa che pensasse al suo grandioso futuro: si intuiva facilmente dal sorriso soddisfatto che aveva stampato sul viso.

- Quando sarò Hokage, Sakura-chan, ce ne andremo a vivere in una villa gigantesca sopra quella collina illuminata dal tramonto. Solo io e te. Avremo un enorme giardino pieno di ciliegi. E farò trasferire Ichiraku lì, così avremo il suo ottimo ramen sempre a disposizione! -
I suoi grandi progetti, le sue ambiziose aspettative. Sapeva con certezza quello che voleva e ciò che sarebbe diventato. Io invece non sapevo più cosa aspettarmi dal futuro. Una volta avevo anche io le mie fantasie, sognavo di diventare un ninja medico...ma tutto era svanito insieme a lui, due anni fa.

- Prontooo?? - mi disse spazientito. Era già la seconda volta che mi perdevo in riflessioni vaganti.
- Si, si, ti ho sentito!Andremo a vivere su quella collina insieme a Ichiraku! - mi affrettai a precisare.

Lui rise e scosse la testa.

- Eh no, insieme no!Gli farò costruire una casetta a parte! -

Risi anche io. Mi auguravo con tutto il cuore che avesse ragione, speravo con tutta me stessa che ogni suo più piccolo sogno divenisse realtà, non mi importava se ne avrei fatto parte o meno. Mi bastava che fosse felice, perchè nessuno più di lui lo meritava.

E ringraziavo il cielo per la fortuna di averlo incontrato lungo la mia strada. Una fortuna sfacciata che non fui nemmeno in grado di ricompensare.


★ Avrò cura di te ~ 002. Ricordi

Non sapevo nemmeno se Naruto ricordasse com'era iniziata la storia tra noi. O meglio, forse non gli era ben chiaro nemmeno quando fosse iniziata. Forse poneva l'inizio di tutto nel giorno del nostro primo bacio, ma non potevo esserne sicura. Ero talmente instabile in quel periodo che chiunque si sarebbe sentito spiazzato dai miei continui cambiamenti d'umore. Ma per quanto riguarda me, il tutto è iniziato molto prima.

Con un “grazie”.
Con un forte colpo alla testa.
Con le lacrime.
Con il buio.

Sasuke, il mio Sasuke, se n'era andato. Era scomparso nell'oscurità della notte, così simile a quella dei suoi occhi, portando inconsciamente con sé tutta me stessa: il mio amore, le mie speranze, i miei sogni di ragazzina, la mia allegria...tutto.

Ero totalmente sprofondata nell'oblio, ero persa e priva della forza necessaria a reagire: si era preso anche quella.

Lui era tutto per me. Esisteva lui e nient'altro che lui. Lui e i suoi modi freddi e scontrosi. Lui e la sua maledetta sete di vendetta. Per mesi, dopo la sua partenza, avevo vissuto come un vegetale. Sapevo solo piangere in quei giorni, convinta che ora che l'avevo perso per sempre nulla avrebbe più avuto importanza. Vivevo per inerzia, senza pensare a nulla che non fossero i suoi occhi che amavo tanto,nonostante in essi non vi fosse un solo briciolo di serenità.

Poi, un giorno di luglio, il sole venne a bussare alla mia porta. E continuò a farlo finchè, rassegnata, non gli aprii, nonostante avessi rifiutato di vedere chiunque fino a quel momento. Ma quel giorno Naruto non cedette, continuò a battere forte sulla porta, gridandomi deciso, eppure con una certa gentilezza, che se non gli avessi aperto l'avrebbe sfondata. E così, lentamente e con uno sforzo sovrumano, era riuscito a farmi tornare a vivere, a sperare, malgrado il ricordo di Sasuke non fosse ancora sparito del tutto.
Ogni giorno Naruto trovava qualcosa di nuovo che fosse in grado di farmi sorridere. Ogni giorno era una sorpresa, vivevo la vita all'insegna della meraviglia che lui, con le sue trovate, sapeva trasmettermi. Il suo unico scopo era quello di vedermi felice. Nessuno aveva mai fatto tanto per me.

Fu una sera, mentre fissavamo il lento movimento delle onde in riva al mare, che mi disse di amarmi. Rimasi talmente spiazzata da lasciar trascorrere qualche secondo senza dire nulla, in un silenzio riempito solo dal dolce suono della risacca. Sapevo di piacergli da parecchio tempo, ma ero talmente presa dall'inseguire il mio amore per Sasuke, da non accorgermi della reale profondità dei suoi sentimenti. Avevo sempre creduto si trattasse solo di una semplice cotta da ragazzino immaturo.

Nacquero così i miei sentimenti per Naruto, si crearono dal forte senso di debito che sentivo nei suoi confronti ma crebbero ogni giorno di più, fino ad avvicinarsi ad un'amore così diverso da quello che provavo per Sasuke da non essere nemmeno sicura che si potesse chiamare così.

Ero talmente grata a Naruto per tutto quello che stava facendo per me che avrei dato la mia stessa vita se fosse bastata a ripagarlo. Ma nonostante questo, sapevo con certezza che non sarei mai stata in grado di dargli ciò che lui stava dando a me.

Ero appena tornata a casa dall'allenamento con Tsunade. Sotto la porta, ad aspettarmi fiducioso, spuntava un bigliettino scritto frettolosamente.

“Ti aspetto alla porta del villaggio alle sei, Naruto”

Risi di quella grafia scomposta e disordinata, immaginandomi quel baka biondo chino su quel piccolo foglio a cercare le parole giuste anche per un messaggio così semplice.

Entrai in casa, mi cambiai velocemente e diedi una rapida sistemata ai capelli. Controllai il risultato nello specchio in entrata, poi presi le chiavi dal tavolo lì accanto e uscii.

Anche quel giorno faceva caldo, ma fortunatamente spirava una leggera brezza fresca. Si avvicinava l'orario di chiusura dei negozi e le strade cominciavano pian piano a svuotarsi.
Qualcuno mi salutò, qualcuno azzardò un accenno di conversazione, ma li ascoltai distrattamente.
Volevo solo raggiungere Naruto e farmi cullare dai suoi sorrisi.

Come avevo immaginato, lui era già lì ad aspettarmi. Mi sorrise e mi corse incontro, salutandomi con un bacio leggero mentre mi stringeva tra le braccia.

- Allora, pronta per una nuova avventura?- mi chiese impaziente di stupirmi anche quel giorno.

E ancora una volta mi lasciai trasportare dalle sue idee e dalla sua pazza allegria.



★ Avrò cura di te ~ 003. Back to Black

Così passarono le mie giornate, piene di emozioni, momenti di gioia e di sole. Si poteva dire: ero felice. Se ripensavo al passato potevo ancora scorgervi delle grandi macchie scure, ma il resto brillava di un intenso color oro. Era Naruto a rendermi felice, era lui il mio sole.
Anche quel giorno avevo da poco terminato l'allenamento con la mia maestra, ero stremata e non vedevo l'ora di tornare a casa. Ma quando passai davanti al chiosco di Ichiraku, nella via verso casa, pensai che per una volta dovevo essere io a sorprendere lui. Così mi fermai e acquistai una porzione doppia di ramen, come piccolo ringraziamento per tutto ciò che faceva per me.
Poi, munita di ramen e di sorriso, mi diressi verso casa sua. Camminavo spedita per le vie della città, canticchiando allegramente un motivetto inventato sul momento. Una volta arrivata davanti alla porta dell'abitazione, bussai ed attesi. Attesi, attesi, attesi. Eppure sentivo dei rumori provenire dall'interno, non poteva non essere lì.

- Ehi Naruto, ci sei? - chiesi bussando nuovamente alla porta.

La risposta mi arrivò debole e pervasa da una percepibile tensione. Mi parve di sentire anche un'altra voce oltre la porta, ma non vi feci troppo caso e la associai alla televisione.

- Un attimo – rispose in un sussurro nervoso. Udii il suono di oggetto andato in frantumi, un'imprecazione soffocata e l'avvicinarsi rapido dei suoi passi. Poi comparve sulla soglia: sul suo viso solo una maschera di rabbia e frustrazione. Gli lanciai un'occhiata indagatrice, ma lui evitò il mio sguardo, addossandosi al muro per permettermi di entrare e senza staccare gli occhi dal pavimento.

Gli passai davanti, incamminandomi disinvolta lungo il corridoio. Sulle assi chiare del pavimento giacevano i cocci abbandonati di una tazza bianca e un'ampia macchia di caffè si estendeva sotto di essi. Mi voltai verso Naruto, indicandogli confusa l'oggetto rotto, aspettandomi una spiegazione. Esitò qualche istante, raggiungendomi a passi lenti e indecisi.

- Mi è caduta nella fretta di venirti ad aprire – biascicò senza convinzione. Sentivo chiaramente che qualcosa non andava, ma credevo si trattasse solo di un momento di malumore, così presi a far dondolare il sacchetto con le due porzioni di ramen davanti ai suoi, sorridendogli allegramente.

- Non serviva agitarsi tanto, baka! - ridacchiai, alzandomi sulle punte dei piedi e stampandogli un bacio leggero sulle labbra. Lui non rise, né mi strinse tra le braccia come era solito fare. Indietreggiai di qualche passo per poterlo fissare dritto negli occhi, mentre dentro di me cominciavano a crescere l'ansia e la preoccupazione.

Non capivo, non riuscivo a capire cosa fosse successo e il suo atteggiamento così insolito e distaccato mi faceva sentire estremamente vulnerabile. Senza staccare lo sguardo, esterrefatto e preoccupato, dai suoi occhi, che parevano spenti e ansiosi quanto i miei, indietreggiai di qualche altro passo fino alla cucina. Poi mi voltai di scatto e, senza aspettare nessun permesso, mi diressi verso camera sua con passo rapido.

- No, Sakura, aspetta!!! - mi gridò cercando di afferrare la mia mano, già saldamente chiusa sulla maniglia della porta.

Era troppo tardi. La porta della stanza si era già spalancata davanti ai miei occhi increduli, le braccia pendevano inermi lungo i fianchi e il respiro mi si era bloccato in gola. Nella mia mente non c'era altro che il vuoto, un vuoto scuro ed inesplorabile, statico e senza via d'uscita.

In piedi al centro della stanza, come un'ombra stagliata contro la luce della finestra, c'era lui.
Per quelle che mi parvero delle interminabili ore non riuscii a far altro se non osservare quella figura in ogni suo minimo dettaglio, dal pallore della pelle alle ciocche di capelli corvini che gli incorniciavano il viso. Ma quando trovai la forza di arrivare ai suoi occhi, di tornare a guardare quelle iridi che tanto avevo amato...fu come se tutte le emozioni che avevo perduto, che lui mi aveva strappato andandosene quella sera, fossero tornate improvvisamente, come un elastico portato alla massima tensione e poi rilasciato improvvisamente. E il colpo che ricevetti fu esattamente così: secco, improvviso ed insopportabile. Non ressi a lungo: la testa prese a girarmi vorticosamente, travolta da emozioni che non era più in grado di sostenere, i contorni della stanza si facevano sempre più indefiniti e sfocati e avevo già perso la cognizione di ciò che era successo. Avvertii qualcuno stringermi forte il braccio e, sicura che almeno quella presa ferrea non mi avrebbe abbandonata, mi lasciai avvolgere da quel vorticare di immagini confuse. Poi, solo il buio.

Fui svegliata da un terribile mal di testa.
Quando tentai di riaprire gli occhi, fui costretta a richiuderli immediatamente: il soffitto bianco della camera di Naruto vorticava talmente veloce da darmi la nausea. Rimasi in quell'inutile stato catatonico per qualche altro minuto, finché il dolore alla testa non si attenuò. Tentai subito di alzarmi dal letto per fiondarmi in cucina, ma proprio quando stavo per muovere il primo passo verso la porta, un chiacchiericcio basso e confuso mi fermò. Rimasi dov'ero, in piedi come un'idiota in mezzo alla stanza, e mi misi in ascolto: forse non ero ancora pronta a fronteggiare la realtà, forse qualche minuto in più vissuto nell'incertezza mi avrebbe evitato altro inutile dolore. O forse volevo soltanto evitare di credere ai miei stessi occhi, fingere che si fosse trattato solo di un altro degli abituali incubi che tormentavano il mio sonno da ormai così tanto tempo. Ma quello, più che un incubo, mi era sembrato un sogno. Un'immagine irreale, animata dal mio inconscio instabile, dai contorni sfocati e imprecisi...Ma non lo era stato, e quelle voci dai finti toni pacati che udivo provenire dalla cucina ne erano la più grande conferma.

- Perchè sei tornato? -

Trattenni il fiato. Quel sibilo sommesso, spento, stanco, mi sarebbe dovuto bastare, era la prova che aspettavo. Ma volevo andare avanti, volevo sentire la sua voce, quella voce che non udivo da tanto ma che ricordavo come fosse la mia. Inspirai profondamente, chiusi gli occhi e tornai ad ascoltare.

Un lungo silenzio seguì a quella domanda, talmente lungo da farmi pensare di essermi inventata tutto. Ma poi la risposta arrivò, flebile ed instabile.

- E' stata una serie di conseguenze e di riflessioni a riportarmi qui -

Leggera come la più soave delle melodie, diversa, più matura forse, ma pur sempre fondamentale quanto l'aria che respiravo: la voce di Sasuke mi sembrava eterea e surreale, arrivò dritta ai miei più profondi sentimenti, sconvolgendoli violentemente come aveva sempre fatto.

Era tornato. Il mio più grande tormento, la mia più dolce pace. La più scura delle mie notti si trovava a soli pochi passi me, a dividerci solo una porta.

Le lacrime avevano cominciato a scendere copiose sulle mie guance e dovetti impiegare ogni energia che mi restava per trattenere i singhiozzi che mi scuotevano.

- Stai cercando di dirmi che sei cambiato, Sasuke?Che hai capito tutti i tuoi errori, che ti sei pentito, che non sai cosa ti abbia portato ad abbandonare il villaggio e a tradirci tutti? -

Le parole di Naruto erano acide come un veleno. La sua risposta era chiaramente ironica, sputata ferocemente in faccia a quel migliore amico che l'aveva abbandonato.
Un altro lungo silenzio vibrò nell'aria.

- Non sto cercando di dire niente, ti chiedo solo un po' di tempo per poter spiegare quello che mi è successo. A te, Naruto...e a Sakura -

Altre lacrime, altro dolore. Sentire la voce di Sasuke pronunciare il mio nome scatenò un'altra ondata di singhiozzi trattenuti a stento. Avrei voluto scatenare quella mia sofferenza, lasciare che si sfogasse, per poi correre in cucina e stringere il più perfetto degli incubi tra le braccia. Ma mi vidi di nuovo costretta a incatenare i miei desideri. Dovevo arrivare in fondo a quella conversazione, volevo saperne di più.

- Hai la minima idea di quanto abbia sofferto a causa tua?Di quanto tuttora soffra?Ci ho messo due anni a farle tornare il sorriso, Sasuke!Come posso permetterti di rovinarla un'altra volta? -

Il veleno di Naruto si era trasformato in rabbia e sofferenza. La voce gli tremava per la tensione. Ma se soffrire e farsi rovinare nuovamente da Sasuke mi avesse permesso di vederlo, allora avrei sofferto altre mille volte.

Sasuke parve esitare, ma nonostante tutto, percepivo una certa fermezza nelle sue risposte, anche se parevano anch'esse intrise di tormento e tristezza.

- Credo che Sakura meriti una spiegazione, quindi permettimi di dargliela. Tanto lo sai che lo farò in ogni caso, che tu lo voglia o no -

Ora era Nauto ad esitare. Sapeva bene di non potere nulla contro la volontà ferrea di Sasuke, quando lui voleva una cosa doveva ottenerla, e non importava con quale mezzo: prova ne era la sua fuga dal villaggio. Ma in ogni caso il tono non era accusatorio, né arrabbiato o crudele. Si riconoscevano la costanza e la risolutezza tipiche di Sasuke, ma non c'era aggressività nelle sue parole, sembrava essere consapevole della sua colpevolezza.

- Promettimi soltanto che non la farai soffrire. Mai più – disse Naruto, in un sospiro rassegnato e privo di forze.

- Te lo giuro -

Le gambe non mi reggevano più e sentivo che se non mi fossi riseduta immediatamente, sarei crollata di nuovo. Affondai il viso tra le mani, liberando finalmente il pianto disperato che mi opprimeva. Udii il rumore di una sedia che si spostava e poi quei passi, così familiari, che si avvicinavano lentamente alla camera. Le mani presero a tremarmi convulsamente, quando ero ormai così vicina al momento che avevo bramato con tutta me stessa.
Uno spiraglio di luce si intromise nella penombra della stanza, per poi sparire rapidamente dietro la porta, che si richiuse piano, quasi senza far rumore.
Alzai il viso di scatto, stanca di dover aspettare per vedere ancora quel viso e quegli occhi di selce liquida. Oltre al velo di lacrime che copriva il verde cristallino dei miei, si stagliava la sua figura, reale, innegabile e tangibile. Ed era così bello e vero che se non fossi già scoppiata in lacrime molto prima, mi sarei di certo commossa.

Sasuke fece qualche passo avanti, con eccessiva calma, come se stesse misurando ogni suo gesto, non sapendo come io avrei reagito. Con gli occhi fissi nei miei, venne a sedersi accanto a me. Per istanti interminabili restammo immobili a guardarci negli occhi; i suoi, così profondi e scuri come un cielo notturno privo di stelle, e i miei, arrossati e offuscati dalle lacrime. Poi l'autocontrollo che avevo cercato di esercitare fino a quel momento crollò e mi abbandonai esausta contro il suo petto, mentre nuove lacrime mi rigavano il viso e altri singhiozzi mi scuotevano il corpo privo di forze.
Mentre mi trovavo in totale balia delle mie emozioni, come una barca in mezzo all'oceano in tempesta, avvertii le sue braccia avvolgermi decise, in un impeto improvviso, talmente saldo e deciso da farmi quasi male. Ma il dolore era una cosa talmente insignificante in quel momento, anzi, dopo tutto quello che mi aveva afflitta durante gli ultimi due anni, quello pareva quasi una sensazione piacevole. E malgrado la parte razionale di me sapesse bene che quel gesto era insolito da parte del Sasuke che conoscevo, mi sembrò la cosa più naturale del mondo, qualcosa di inevitabile, che doveva accadere, in un modo o nell'altro. Così lo abbracciai a mia volta, aggrappandomi forte alla sua maglietta, a quel lembo di tessuto che, così chiaramente tangibile sulle dita, ribadiva la veridicità della sua presenza.

- Sakura, io... - sussurrò al mio orecchio, senza sciogliere l'abbraccio.

Mi scostai lievemente, tornando a fissare quegli occhi neri, che mi parevano così diversi da quelli che ricordavo, come illuminati da una luce diversa, più calda e umana. Non lo lasciai finire, anche se avrei ascoltato qualsiasi cosa pur di poter sentire ancora il suono della sua voce. Dovevo chiarire subito certe cose, sebbene quello che Sasuke avesse da dirmi fosse decisamente più importante.

- Lo so, – esalai piano – so cosa vuoi dirmi e ti giuro che resterò ad ascoltarti per tutto il tempo necessario, ma prima devo sapere una cosa. -

Sasuke mi guardò serio, forse un po' sorpreso dalla mia interruzione. Capivo quanto per lui fosse importante raccontarmi quel capitolo della sua vita a cui, con mio rammarico, non avevo partecipato. Ma mi lasciò proseguire, attento e concentrato sulle mie parole.
Presi un profondo respiro, inspirando il suo profumo, che mi riempì i polmoni e mi restituì un po' di quelle energie che mi avevano abbandonata. Dio, quanto mi era mancato.

- Sasuke, io ho sempre creduto in te. Ero l'unica folle, qui, che continuava a credere nel tuo ritorno e che ogni giorno pregava di vederti comparire da un momento all'altro alle porte di Konoha, l'unica che ci andava ad aspettarti quotidianamente, con la più dolorosa delle speranza nel cuore. E aspettavo, aspettavo anche solo di vederti tornare una notte, di nascosto, solo per prendere qualche vestito o qualche oggetto lasciato qui. Perchè se in quell'occasione ti avessi visto, sarei stata pronta a seguirti, a partire con te, lasciando tutto e tutti, tutto ciò che ho di importante qui; pronta a diventare una traditrice del villaggio, ad essere odiata dai miei migliori amici e dalla mia famiglia. E se non fossi riuscita a seguirti, io ti avrei riaccolto comunque, anche avessi raggiunto il tuo scopo, diventando l'assassino di tuo fratello. -

Mi fermai nuovamente, per impedire alle altre lacrime che sentivo pungermi gli occhi di uscire. Sospirai, abbassando lo sguardo, e, con uno sforzo sovrumano, ripresi.

- Sono sempre stata la tipica ragazzina che sogna di vivere in una favola, di quelle che sperano sempre nell'arrivo del principe azzurro. Io desideravo che fossi tu il mio principe, anche se magari non eri il perfetto principe azzurro delle fiabe. Mi sarebbe andato bene anche il principe nero, se quel principe eri tu. Quindi, ti prego, dimmi che non te ne andrai di nuovo, dimmi che resterai qui, per sempre -

Era una supplica patetica, me ne rendevo conto, ma pur di tenerlo al mio fianco per il resto della mia vita ero disposta persino a rendermi ridicola...o patetica.
Lui esitò un istante, senza distogliere lo sguardo dal mio viso pallido. Sembrava rasserenato dalle mie parole, e senza volerlo, trasmise quel senso di pace e tepore anche a me. Ora che avevo finalmente potuto dirgli tutto ciò che mi ero tenuta dentro per tutto quel tempo, sentivo un tiepido sollievo farsi largo tra i tormenti, come un peso sullo stomaco che cominciava lentamente a sciogliersi. Poi mi prese delicatamente una mano, gelida quanto la sua, e assumendo la più risoluta delle espressioni, mi diede la più dolce delle risposte.
- Sono tornato per restare, Sakura -


CITAZIONE
Capitoli completati: 7 di 11 (circa, LOL).
Pubblicazione in corso ~

 
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{MeMe™
» Posted on 9/9/2011, 17:48




aaaaah HACCHAN! E' stupenda!! Non posso aspettare i prossimi capitoli!

Un'altra cosa, leggerla con 1+1 di Bee è stata un'emozione bellissima!!!
Da provare: www.youtube.com/user/beyonceVEVO
 
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ventus¸
» Posted on 12/9/2011, 16:36




oddio grazie meme *A*
comunque, era un mia vecchia fic che ho deciso di riscrivere, qui la trovi già pubblicata fino al 7° capitolo...poi mi sono fermata, ahem.
Con calma la pubblicherò anche qui e chissà...forse le finirò, un giorno <3
 
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{MeMe™
» Posted on 14/9/2011, 13:26




sei cattiva ù_ù
Finisci la fic da prava pampina! ù____ù
 
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3 replies since 9/9/2011, 00:00   41 views
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